Nell'impiego a fini decorativi del motivo “a nodo”, nel quale si crede si possa riconoscere l'elaborazione, già nota nell’arte italiana dell’inizio del Cinquecento, di una simbologia di origine orientale, che probabilmente vuol rappresentare I’idea dell’infinito trascorrere delle anime e, quindi, dell’eternità del tempo dello spirito. Il motivo sembra esser percepito dai pittori montelupini come composto da una losanga munita di apici rotonde (una sorta di “occhielli”) ai vertici; Ia losanga è poi tagliata per due lati da altrettanti segmenti che talora si piegano in una doppia curva, assumendo così l’aspetto tipico del segno di paragrafo, per connettersi a due degli “occhielli”. Le parti che danno origine alla composizione (e che possono essere ancora più complesse) si connettono normalmente a quattro di questi elementi per formare cosi una sorta di disegno cruciforme. La versione più antica del “nodo”, che si definisce “orientale” in ragione della sua origine formale, è assai diversa da quella corsiva e semplificata che si diffonde in Montelupo verso la metà del XVI secolo; essa infatti presenta non soltanto una costruzione più fitta e strutturalmente complessa, ma risulta anche lumeggiata al suo interno mediante l’artificio della graffitura dei tratti che si intrecciano a formare il nodo. Quest'ultimo, mentre nella più recente produzione, pur occupando la cerchiatura centrale delle forme aperte, dimostra di costituire parte sostanziale dei generi “evoluti” della “famiglia bleu”, viene palesemente ad assumere negli esemplari più antichi un valore formale assai più rilevante. Il genere decorativo presenta i seguenti sottogruppi: 42.1.1. More »