Period: I manufatti Aa 2.3.1 sono stati prodotti per circa un secolo, tra il 1480 ed il 1580, con un prolungamento, per quanto riguarda le forme decorate in figurato tardo, fino agli anni ’40 del XVII secolo. Tra i più antichi motivi decorativi associati a questi tipi troviamo tutti i generi montelupini dell’ultimo ventennio del ’400 destinati alle forme aperte, ad eccezione dell’imitazione della foglia valenzana (gen. 16). Nella seconda metà del XVI secolo,tra 1540 e 1580 circa, sono attestati i decori in compendiario della famiglia bleu (generi 45.3.3 e 45.4), a spirali arancio (gen. 54), ed il motivo del nodo orientale evoluto (gen. 56), ma anche le riproposizioni estenuate (gen. 53) dei classici motivi a ovali e rombi o a tamburi. Con i motivi decorativi del figurato con fascia arancio (gen.63) e soprattutto col figurato tardo (gen. 68), le forme Aa 2.3.1 trovano impiego ancora a lungo, almeno fino al 1640 circa. Per quanto riguarda i rinvenimenti in scavo sembra di scorgere un leggero posticipo della comparsa di questi tipi rispetto alla datazione fornita dall’analisi stilistica dei decori: se infatti il contesto recuperato durante gli scavi per la costruzione della centrale termica del primo museo della ceramica di Montelupo (M Mus) pare attestare l’inizio della produzione negli anni 1480-1490, ritrovamenti più consistenti riguardano insiemi ceramici risalenti ai primi decenni del XVI secolo. Dal recupero lucchese del Baluardo di San Martino (LU CA), comprendente un insieme di materiali anteriori al 1520, proviene un discreto numero di frammenti attestanti la nostra forma, cosi come alcuni esemplari sono compresi tra i reperti rinvenuti sotto il pavimento del refettorio del convento di S. Agostino a Pietrasanta (PS SAR), risalente al 1543. Dal Pozzo dei Lavatoi di Montelupo (M PL), dai depositi formatisi entro la metà del XVI secolo e contenenti soprattutto manufatti dei primi decenni del ’500, provengono pure alcuni esemplari, così come allo stesso periodo sono ascrivibili il reperto di tipo Aa 2.5.1 T5 da Qsar es—Seghir in Marocco, ed il manufatto Aa 2.5.1 T2 da Dordrecht, in Olanda, rinvenuto in una fossa di rifiuti in associazione a Isabela polychrome della prima metà del XVI secolo. Il reperto T5 dalla discarica del monastero lucchese di Santa Giustina conferma la circolazione di manufatti simili nei decenni centrali del XVI secolo. Infine dalla terza fase del contesto montelupino del cosiddetto scavo “tridente”,datata al 1550—1650, provengono due pezzi con decoro in figurato con fascia arancio e figurato tardo, che rappresentano gli ultimi generi decorativi impiegati sui nostri tipi morfologici. Pure i contesti romani della Crypta Balbi, in particolare CB VII US 1001 e CB V US 1014, confermano la diffusione sui mercati di questa forma fino al penultimo decennio del XVI secolo.
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