Non è possibile stabilire con sufficiente grado di certezza se questa tipologia abbia, come le altre, rappresentato un genere diffuso in tutte, od almeno nella maggior parte delle botteghe montelupine, o invece sia stato solo patrimonio dell’esperienza di alcuni vasai. Vi è da discutere la possibilità che la versione “tricolore” abbia eventualmente preceduto la zaffera a rilievo in bicromia, magari sotto forma di arricchimento della maiolica arcaica. Il genere “tricolore” denota un uso chiaramente accessorio della “zaffera” e, così facendo, può evitare le limitazioni della tecnica pittorica alle quali deve invece sottostare la produzione caratterizzata da un esteso impiego del bleu cobalto con aggiunta di ossido di piombo. In questo caso, infatti, il pittore viene ad eseguire gran parte della decorazione con normali pennelli, carichi di pigmento verde e bruno in usuale diluizione; solo una volta completate le sue figurazioni principali egli viene a cambiare attrezzo e ad inserire i particolari “a zaffera” nel suo lavoro. E' tuttavia nell'uso del verde ramina, spesso contraddistinto da toni azzurrini, che questo genere si differenzia più marcatamente dalla zaffera a rilievo, e ciò non soltanto per la stesura del colore in campiture morbide e liquide, le quali contrastano fortemente con l’aspetto massiccio, rigido e quasi “minerale” della “zaffera”, ma per la maggiore luminosità della composizione che in tal modo, grazie alla diffusione del medesimo in ampie parti di riempimento, viene a realizzarsi. A queste differenze di fondo, corrispondono poi certe indubbie comunanze tra i generi. Tra queste similitudini spicca certamente quella sorta di “stilema diffuso”, rilevabile in entrambi i generi, costituito dalla modalità di riempire gli spazi vuoti mediante macchie di “zaffera”, attorniate da una fitta corona di minuscoli punti dipinti in bruno di manganese. Mentre la carenza di documentazione impedisce di stabilire, anche in via approssimativa, la data in cui il genere inizia a comparire nelle botteghe di Montelupo, quella della sua scomparsa sembra chiaramente precedere non di poco il tramonto produttivo della zaffera a rilievo. Mentre, infatti, quest’ultima si protrae nell'attività delle fornaci montelupine ancora oltre la metà del XV secolo, il “tricolore” già non si incontra più nei contesti appartenenti all'inizio della seconda metà del Quattrocento. Il genere della zaffera tricolore presenta i seguenti sottogruppi: 5.1.1 - 5.2.1 - 5.2.2 - 5.3.1 More »